NUCLEARE? UNA SCELTA ANTIECONOMICA

NUCLEARE? UNA SCELTA ANTIECONOMICA
28 dicembre 2023 Movimento 5 Stelle Biella
Il nucleare torna in auge, periodicamente succede, ed è allora il caso di affrontare nuovamente anche in questa rubrica il tema. E’ noto che il ministro biellese Pichetto Fratin è un sostenitore della fissione e allo stesso modo la pensano altri esponenti del mondo dell’industria, della politica e del giornalismo, come quelli intervistati nell’interessante dossier sull’energia su Eco del 30 novembre. A questo proposito è citata da Marziano Magliola la famosa frase di Greta Thunberg che ha ritenuto un anno fa un’opzione migliore per la Germania mantenere in vita tre centrali nucleari ancora in funzione rispetto ad aprirne nuove a carbone. Si era nel pieno della crisi del gas russo e l’affermazione della paladina dell’ecologia è stata usata a uso e consumo dei sostenitori del nucleare. In realtà Greta molto pragmaticamente aveva detto che a fronte di tre centrali ancora funzionanti era meglio mantenere quelle ancora attive finché andavano, cosa ben diversa dal pronunciarsi tout court a favore del nucleare e propugnare la costruzione di nuovi impianti. Anche ammettendo che le centrali siano sicure ci sono due questioni ineludibili e irrisolte: 1) Lo smaltimento delle scorie ad alta radioattività ipoteca il futuro di innumerevoli generazioni a venire; 2) Il problema degli alti costi. A questo secondo aspetto occorre dedicare qualche considerazione che non dovrebbe lasciare indifferente chi ha a cuore anche gli aspetti economici di una questione. Il fatto è che la learning curve delle rinnovabili va nella direzione che ci si aspetta, ovvero l’aumento di installazioni da diminuire i costi dell’energia prodotta. La learning curve del nucleare va invece in direzione opposta: a un maggior numero di centrali nucleari installate corrisponde un forte aumento di costi al kwh. E questo dovrebbe bastare a decretare il fallimento del nucleare. Senonché si punta alle centrali di III generazione e si favoleggia di quelle di IV. Quelle di quarta generazione hanno la principale caratteristica di…non esistere. E non esisteranno ancora per lunghissimo tempo. Sono state ipotizzate 6 tecnologie principali ma il ricercatore Gianluca Benamati, non certo un antinucleare, con molta onestà e competenza dichiara che il primo reattore commerciale di IV generazione non vedrà la luce prima del 2050. Decisamente troppo tardi visto che al 2050 dovremo avere raggiunto l’obiettivo emissioni zero. Quelle di III generazioni che vengono evocate invece esistono e sono un clamoroso fallimento. Basta citare il caso più noto quello della francese Flamanville (e ricordiamo che Parigi è il principale sponsor del nucleare ed è riuscito a spuntare l’inserimento del nucleare nella tassonomia UE delle fonti sostenibili), una centrale che doveva costare 3 miliardi ed essere realizzata in 6 anni e alla fine sarà realizzata in 15 anni e con un costo di 19 miliardi! E’ chiaro a tutti che quei costi finiranno in bolletta a cittadini e imprenditori. Non diversa la sorte della finlandese centrale di III generazione di Olkiluoto. Altra questione di cui tenere conto è la grande potenzialità delle smart grid, le reti intelligenti. Grazie alle comunità energetiche e alle reti intelligenti nel 2050 lo scenario energetico sarà totalmente cambiato. Con il 90% della produzione e auto-produzione di energia allacciato non più alle reti di trasmissione ma di distribuzione pensare di mettere in rete l’energia di una grande centrale nucleare è un’assurdità. Sarebbe come ostinarsi a far passare grandi TIR in una città il cui assetto urbanistico è del tutto mutato e fatto di una rete di strette strade, spesso pedonalizzate con mobilità prevalentemente pedonale e ciclistica. Non si tratta quindi di ideologia ma di pragmatico approccio alla realtà anche dal punto di vista economico e tecnologico. Un ultimo breve accenno alla questione deposito unico delle scorie nucleari. Dopo l’apertura del ministro Pichetto a possibili candidature di Comuni non inclusi nella CNAI (Carta Nazionale Aree Idonee) e le reiterate manifestazioni di disponibilità del sindaco di Trino si spera veramente che

questa procedura non abbia seguito e il sito sia individuato tra le ben 67 aree ritenute idonee dopo una trafila lunghissima e costosa per lo Stato.

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