Patelli: quando non conosci il termine “vergogna”

Patelli: quando non conosci il termine “vergogna”
30 agosto 2020 Movimento 5 Stelle Biella

Post e “sondaggi” come questi, evidenziano il livello di meschinità e ignoranza che dilaga nel partito del gaglioffo.
Dovrebbero vergognarsi poi i suoi “alza manos”, come l’onorevole Patelli, la quale oltre a non prendere le distanze rilancia anche una boiata del genere scatenando commenti beceri e ignobili.
VERGOGNATEVI TUTTI
IN PRIMIS LEI ON. PATELLI PROPRIO UNA BELLA “RIVOLUZIONE DEL BUON SENSO” !!!
Nel caso non conosca il significato del termine “vergogna” ne pubblichiamo la definizione tratta dal più accreditato dizionario italiano, ovvero il “Treccani”:
vergógna s. f. [lat. verecŭndia; cfr. verecondia]. – 1. a. Sentimento più o meno profondo di turbamento e di disagio suscitato dalla coscienza o dal timore della riprovazione e della condanna (morale o sociale) di altri per un’azione, un comportamento o una situazione, che siano o possano essere oggetto di un giudizio sfavorevole, di disprezzo o di discredito: sentireavereprovare v. di qualche cosaavrei v. di comportarmi vigliaccamente come ha fatto luinon hai v. delle bugie che hai detto?aveva sempre nascosto, per v., il suo passatonon hai v. di andare in giro così (mezza nuda, o vestito come un pezzente, ecc.)?gente che non hache non sente v., spudorata; e in genere, non avere v., non avere pudore. b. Con sign. meno grave, riguardo, ritegno suggerito da senso di discrezione o da timidezza: non bisogna avere v. di chiedere ciò a cui si ha dirittoil bambino sa tante poesie, ma ha v. di recitarle quando c’è qualche estraneo (più com., in questo senso, si vergogna). c. La manifestazione esterna del turbamento prodotto dalla vergogna, e soprattutto il rossore del volto: si fece avanti pieno di v.arrossire di v. (o per la v.), essere rosso di v.E di trista v. si dipinse (Dante); la donna, che assai onesta persona era, udendo così dire al marito, tutta di v. arrossò (Boccaccio); Tutto avvampato di v. in faccia (Ariosto). 2. a. Fatto o situazione che costituisce o che reca disonore e discredito, e il disonore stesso o discredito che ne è la conseguenza: meglio la morte che la v.cose che fanno v.che tornano a v. di chi le fapovertà non fa v. (prov.); rimanere in v., rimanere disonorati, e nell’uso ant. anche come equivalente di tornare a v., essere di disonore: li falli d’Edippo … paiono rimanere in v. del figlio (Dante); come esclam., vergogna!che vergogna!, con tono di forte biasimo: rispondere così ai genitori, vergogna! b. Molto frequente con sign. concreto, fatto, comportamento o persona che è causa di discredito o che merita condanna e riprovazione: è una v. quello che hai fattoche v. questa sporcizia per le strade!è una vera v., questo disservizio postalequando è necessario, non è v. chiedere un favorequel ragazzo è la v. di tutta la famigliac. Al plur., le vergogne, le parti genitali (come sinon. più fam. e solo scherz. dell’ormai raro pudenda): andava in giro per casa mezzo nudo, o mezza nuda, senza neanche curarsi di nascondere le vergogne. ◆ Dim., non com., vergognéttavergognùccia (più com. il plur. vergognétte, nel sign. 2 c di vergogna, con riferimento a bambini); pegg., non com., vergognàccia.

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