Se il nostro ultimo pensiero dell’anno era rivolto al presente di guerra a Gaza, il primo pensiero del nuovo anno è invece per un futuro di pace in quella terra devastata. Sì perché la guerra per quante vittime possa ancora fare finirà e allora sarà il momento dei costruttori di pace. Messi da parte gli estremisti di Hamas e dell’attuale governo israeliano, sarà la volta di chi sarà stato così forte da spegnere il fuoco dell’odio ed essere in grado di dialogare. Solo “Chi dialoga pensa la pace”! E forse sarà il momento di trovare un’alternativa allo slogan “Due popoli, due Stati” di cui si riempiono da anni la bocca anche gli ipocriti Stati occidentali. Due Stati confinanti che si odiano, separati da muri e reticoli di filo spinato in cui odio e spirito di rivalsa continuino a covare sotto le ceneri? E come sarebbe possibile in un territorio che assomiglia a quel che rimane di due auto dopo uno scontro frontale con pezzi di motore e di carrozzeria e di vernice di una macchina incastrati nell’altra? Lo scontro frontale in corso da 75 anni proprio questo ha creato. Insediamenti israeliani sono presenti in quantità nella West Bank occupata, così come comunità palestinesi si trovano in territorio israeliano. E se la soluzione fosse invece lo Stato israelo-palestinese o più esattamente una federazione o una confederazione di due Stati con capitale comune Gerusalemme? Pari diritti, pari doveri, esercito e forze di polizia condivise. Una entità statale laica e rispettosa di tutte le fedi religiose, confinate però negli spazi a loro deputati, sinagoghe, moschee e chiese. E’ così difficile pensare che popoli che hanno lo stesso dio, la stessa faccia, mangiano gli stessi cibi, parlano lingue simili, possano iniziare a convivere pacificamente sullo stesso territorio e con le stesse istituzioni? Si tratta però di un cammino che, oltre a palestinesi che si stacchino da Hamas e israeliani che caccino Netanyiahu, ha necessità come compagni di strada di un’Unione Europea e di Stati Uniti capaci di ben diverso impegno diplomatico. Finora hanno solo esclamato “Israele ha il diritto di difendersi” e blaterato a vuoto di “due popoli, due stati”.