Una proposta per il programma per le elezioni europee
Per la costituzione di Corpi Civili di Pace Europei
Premessa:
La guerra dal 1945 in poi non ha mai finito di essere utilizzata in varie parti del mondo come
strumento per la risoluzione dei conflitti internazionali, con il carico di vittime, sofferenza,
distruzione, catena di odio intergenerazionale che si porta appresso. Come dimostrano anche i
drammatici conflitti bellici tra Russia e Ucraina e tra Israele e Palestina il numero di vittime civili è
in aumento esponenziale e questa è una caratteristica di tutte le guerre. Eppure l’ONU era nata nel
1945 proprio con l’obiettivo di sradicare la guerra dallo scenario internazionale e creare relazioni
amichevoli tra i popoli dopo la tragedia della II guerra mondiale che avrebbe dovuto essere l’ultimo
conflitto armato a coinvolgere e sconvolgere i popoli. La lezione come sappiamo non è stata
imparata e le spese militari oramai ammontano a cifre spaventose a discapito di energie umane e
finanziarie che dovrebbero essere impiegate nella lotta alla povertà, al degrado ambientale, al
riscaldamento globale, alla fame e alle malattie. E come ben sappiamo la guerra non risolve
praticamente mai i problemi anzi li peggiora, non fosse altro che per il carico di odio che oltrepassa
le barriere generazionali.
Possiamo accettare che in conflitti non siano eliminabili ma ciò che è sicuramente possibile è
rifiutarsi di considerare la guerra come unico strumento di risoluzione dei conflitti. A questo
proposito, come sappiamo, la Costituzione italiana, una delle più avanzate al mondo ripudia la
guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.
La difesa civile, non armata e nonviolenta:
L’alternativa esiste e consiste nella difesa civile, non armata e nonviolenta. Numerosi sono gli studi
e le elaborazioni teoriche ma non mancano nemmeno le applicazioni pratiche, in alcuni casi
vittoriosi come nell’indipendenza dall’impero britannico conquistata dall’India di Gandhi o del
popolo danese contro i nazisti e che in altri casi sono riusciti comunque a evitare morte e
distruzione come nei casi della resistenza della popolazione di Praga all’invasione sovietica nel
1968, per limitarsi ai casi più conosciuti. Le tecniche della difesa civile, non armata e nonviolenta,
sono svariate e collaudate: sciopero, volantinaggio, digiuno, sabotaggio, boicottaggio, non
collaborazione, resistenza passiva, samizdat, magnitizdat, disobbedienza civile, dialogo.
Anche nell’Ucraina invasa dalla Russia nei primi giorni della guerra sono state documentate più di
150 iniziative di resistenza nonviolenta agli invasori, tutte iniziative improvvisate e spontanee che
comunque in alcuni casi hanno avuto successo e non hanno comunque provocato una reazione
violenta da parte degli avversari.
E’ utile a tale proposito sottolineare che ovviamente anche la difesa nonviolenta deve essere
preparata e organizzata per avere maggiori possibilità di successo. In tale direzione va questa
proposta che dovrebbe contribuire a realizzare in ambito europeo l’obiettivo di evitare il ricorso alla
guerra nelle controversie internazionali ed elaborare un approccio differente alla difesa
dell’Unione.
A dimostrazione dell’efficacia della difesa civile, non armata e nonviolenta si cita il recente libro
della ricercatrice americana Erica Chenowet “Come risolvere i conflitti”. La ricercatrice ha studiato
i conflitti nel mondo negli ultimi 100 anni dimostrando la superiore efficacia della difesa
nonviolenta rispetto a quella armata. La proposta:
E’ venuto il momento, dopo 30 anni di riprendere la proposta dell’europarlamentare Alex Langer.
Davanti alla tragica e pericolosissima situazione internazionale è divenuta ineludibile la necessità
non solo di opporsi in sede di parlamento nazionale ed europeo alla guerra e alla corsa al riarmo ma
anche mettere in campo iniziative concrete per la difesa e la risoluzione dei conflitti. Per questo si
propone di concretizzare in ambito europeo i Corpi Civili di Pace Europei. Una proposta di legge è
in corso di elaborazione nell’ambito del Movimento Europeo di Azione Nonviolenta (MEAN) ma si
allega anche il testo dell’idea originaria di Alex Langer negli anni 90. L’obiettivo è la creazione di
una organizzazione che sia in grado di intervenire in modo efficace nella prevenzione dei conflitti
ma anche durante e dopo la fine del conflitto evitando il ricorso alle armi e alla violenza.
Si propone di inserire la proposta di creazione dei Corpi Civili di Pace Europei (CCPE) nel
programma elettorale del Movimento 5 Stelle per le elezioni europee.
Allegato:
La proposta di Alex Langer di corpi civili di pace dell’ONU e dell’Unione Europea.
Il peacekeeping delle Nazioni Unite ed il suo efficiente funzionamento sono oggi le sfide più importanti per
le forze armate e per gli addetti alla politica estera dentro o fuori dell’Europa.
Nello stesso tempo il ruolo potenziale dei civili nel prevenire o nel gestire i conflitti è tuttora grandemente
sottostimato. Ciò dovrebbe essere superato. I governi e le istituzioni internazionali inviano i loro osservatori
e diplomatici nelle aree di conflitto e le ONG umanitarie e pacifiste cercano, spesso in circostanze assai
difficili, di (ri)stabilire il dialogo, la coesistenza e la fiducia in e tra comunità divise e violente. Una volta
cessati i combattimenti esse cercano di essere d’aiuto nella ricostruzione dei valori umani e materiali
controllando le disposizioni prese e le iniziative di riconciliazione. Negli anni recenti è stata accumulata una
grande esperienza fatta sul campo ed è stata fatta molta ricerca, spesso nonostante la mancanza di una
qualsiasi risorsa finanziaria sufficiente. Il rapporto “Bourlanges/Martin”, adottato dal Parlamento Europeo
il 17 maggio 1995 nella sua sessione plenaria a Strasburgo, ha riconosciuto questo ruolo nella società civile
affermando che “un primo passo verso un contributo nella prevenzione del conflitto potrebbe essere la
creazione di un Corpo civile di pace europeo (che includa obiettori di coscienza) con il compito di
addestrare osservatori, mediatori e specialisti nella risoluzione dei conflitti. Questo fatto ha un grande
significato in quanto il Parlamento Europeo riconosce per la prima volta che questi corpi di pace possono
essere di un’importanza fondamentale come strumento credibile per contrastare la militarizzazione ed i
conflitti. Questo rapporto possiede inoltre un valore aggiunto perché rappresenta la posizione ufficiale del
Parlamento Europeo nella Conferenza Intergovernativa per la revisione del trattato di Maastricht nell’anno
Per far sì che alle parole seguano i fatti, dobbiamo cercare di elaborare questo concetto in una maniera
chiara e praticabile.
Perché dei corpi civili di pace
L’Europa, come il mondo, è afflitta da guerre e conflitti. La maggior parte di questi non avvengono tra gli
stati ma all’interno di stati o regioni. Molti di questi conflitti sono motivati da differenze etniche, repressione
delle minoranze, tendenze nazionaliste, confini contestati. Quando i rifugiati abbandonano le loro terre
divenute ormai dimora di guerra, nuovi conflitti insorgono nelle aeree dove questi approdano. Sempre di più
alla Comunità Internazionale, ed in particolar modo alle Nazioni Unite, viene richiesto di spedire truppe per
il mantenimento della pace in modo da impedire lo scatenarsi della violenza. Sebbene questo concetto si è
ormai sedimentato, le recenti esperienze militari di mantenimento della pace non hanno brillato per una
serie di ragioni che non verranno però trattate in questo documento. Ci si aspetta comunque, o almeno si
spera, che le molte difficoltà saranno presto superate e che il mantenimento della pace diventi un compito
“ordinario” per i soldati agli ordini della Comunità Internazionale.Organizzazione
Il Corpo civile internazionale verrebbe costituito dall’Unione europea sotto gli auspici delle Nazioni Unite
ai cui servizi dovrebbero essere prestati. Il Corpo dovrebbe sottostare o almeno riferirsi all’OSCE (come
organizzazione regionale delle Nazioni Unite). Gli stati membri dell’Unione europea contribuirebbero al
Corpo. Il Parlamento europeo dovrebbe essere coinvolto nelle decisioni sulla costituzione del Corpo e
sull’attuazione delle operazioni. In primo luogo il Corpo presterebbe servizio all’interno dell’Europa, ma
potrebbe agire anche al di fuori del continente europeo. Poiché sarebbe una forza di stanza, deve avere
quartieri generali e personale pienamente equipaggiato, basato in un luogo specifico (OSCE-Vienna?) e a
livello locale durante le operazioni. Per l’inizio il Corpo dovrebbe essere costituito da 1.000 persone di cui
300/400 professionisti e 600/700 volontari. Se i risultati fossero positivi si dovrebbe naturalmente espandere
in modo considerevole.
Compiti
Prima il corpo sarà inviato nella regione, prima potrà contribuire alla prevenzione dello scoppio violento
dei conflitti. In ogni fase dell’operazione potrebbe adempiere a compiti di monitoraggio. Dopo lo scoppio
della violenza, esso è là per prevenire ulteriori conflitti e violenze. Nel fare ciò esso ha solo la forza del
dialogo nonviolento, della convinzione e della fiducia da costruire o restaurare. Agirà portando messaggi da
una comunità all’altra. Faciliterà il dialogo all’interno della comunità al fine di far diminuire la densità
della disputa. Proverà a rimuovere l’incomprensione, a promuovere i contatti nella locale società civile.
Negozierà con le autorità locali e le personalità di spicco. Faciliterà il ritorno dei rifugiati, cercherà di
evitare con il dialogo la distruzione delle case, il saccheggio e la persecuzione delle persone. Promuoverà
l’educazione e la comunicazione tra le comunità. Combatterà contro i pregiudizi e l’odio. Incoraggerà il
mutuo rispetto fra gli individui. Cercherà di restaurare la cultura dell’ascolto reciproco. E la cosa più
importante: sfrutterà al massimo le capacità di coloro che nella comunità non sono implicati nel conflitto
(gli anziani, le donne, i bambini). Potrebbe cercare di risolvere i conflitti con ogni mezzo d’interposizione
ma non imporrà mai qualcosa alle parti. Denuncerà i fautori della violenza e dei misfatti alle autorità locali
e internazionali. Denuncerà la cattiva condotta di queste autorità alla comunità internazionale. Si
adopererà per allertare tempestivamente e monitorare. Costantemente cercherà di trovare ed enunciare le
cause del conflitto o dei conflitti. Farà il possibile per ricostruire le strutture locali. Qualche volta, ma solo
su richiesta e temporaneamente, subentrerà alle autorità e ai servizi locali. Più in particolare adempirà ai
servizi non armati quotidiani di polizia nelle aree dove la polizia locale non riscuote la fiducia della
popolazione. Coopererà nell’area con le organizzazioni umanitarie per provvedere ai rifornimenti e ai
servizi, così come per alleviare le sofferenze delle vittime.
Quale professionalità
Poiché consideriamo il Corpo e i suoi partecipanti agire in zone ad alto potenziale di violenza, i singoli
partecipanti debbono possedere molte qualità e valori eccellenti, alcuni dei quali saranno questione di
talento, altri richiederanno un alto livello d’addestramento professionale.
Qualità
Molte qualità d’alto livello sono necessarie per gli individui che partecipano al Corpo di pace: tolleranza,
resistenza alla provocazione, educazione alla nonviolenza, marcata personalità, esperienza nel dialogo,
propensione alla democrazia, conoscenza delle lingue, cultura, apertura mentale, capacità all’ascolto,
intelligenza, capacità di sopravvivere in situazioni precarie, pazienza, non troppi problemi psicologici
personali. Coloro che vengono accettati a far parte del Corpo di pace apparterranno alle persone più dotate
della società.
Nazionale/internazionale; uomo/donna; anziani/giovani
Il corpo di pace non dovrebbe essere costituito da contingenti nazionali ma dovrebbe essere internazionale dall’inizio con individui di diverse nazionalità che lavorano insieme come amici. Questo farebbe
immediatamente superare barriere fra diverse culture. L’imparzialità è necessaria ma i partecipanti al
Corpo di pace non devono assolutamente provenire solo da paesi neutrali. Dovrebbero farvi parte sia
uomini sia donne e l’età dovrebbe essere tra i 20 e gli 80 anni. A differenza delle operazioni militari il lavoro
del Corpo di pace potrebbe in gran parte ricadere sulle spalle degli anziani e delle donne.
Volontariato solidale
Le ONG, con un’esperienza diretta nella prevenzione dei conflitti, nella loro risoluzione e sviluppo come
anche nel servizio civile, saranno le prime cui si richiede di reclutare partecipanti al Corpo di pace. Questi
partecipanti potrebbero essere in larga misura obiettori di coscienza. Un ruolo può essere svolto anche dai
militari peacekeeping in pensione e dai diplomatici. Particolare attenzione deve essere data ai rifugiati e
agli esiliati della regione dove il conflitto dovrebbe essere gestito. Molte di queste persone sono colte e
individui nonviolenti con grande conoscenza della situazione locale. D’altra parte essi sono parte del
conflitto e potenziali bersagli. Essi potrebbero essere più utili nel retroterra che in prima linea a livello di
consulenza e potrebbero giocare un ruolo fondamentale di supporto linguistico.
Professionisti/volontari
Poiché le qualità e l’esperienza determinano il successo o il fallimento di qualsiasi operazione, almeno un
terzo dei partecipanti di ciascuna operazione del corpo di pace consisterebbe di professionisti. Gli altri
possono essere volontari e lavoreranno sotto l’autorità di professionisti.
Addestramen
to
Il successo e il fallimento saranno anche determinati dal grado d’addestramento delle persone del Corpo di
pace. Programmi d’addestramento prepareranno ciascun partecipante alla sua missione. Allo stesso tempo
gli educatori dovrebbero avere la possibilità d’essere stagiairs in missioni per acquistare esperienza sul
campo. L’addestramento includerà la crescita della forza e della mentalità personale ma anche cose
pratiche come la lingua, la storia, le religioni, le tradizioni e la sensibilità delle regioni dove si va ad
operare.
Come preparare le operazioni dei CCP
Le condizioni per le operazioni dei Corpi civili di pace sono fondamentalmente le stesse di quelle del
peacekeeping militare: l‘intervento deve essere richiesto dalle parti ed essere svolto in modo imparziale.
I Corpi di pace possono funzionare solo finché le parti in conflitto chiedono una loro presenza nella loro
regione. A nessuna delle parti deve essere permesso di usarli per le loro proprie manovre tattiche e la
propria propaganda. Ma mentre il peacekeeping potrebbe esigere un peace-enforcing, i Corpi di pace
possono solo provare a convincere con la negoziazione. Su quest’aspetto è necessario raccogliere ancora
esperienze.
In caso di conflitto il Consiglio Europeo, il Segretariato Generale dell’ONU e/o l’OCSE può convincere le
parti a richiedere l’intervento dei Corpi civili di pace. Una volta fatta questa richiesta, l‘organizzazione
internazionale può negoziare le condizioni di base, il tipo di mandato, il suo periodo e il finanziamento. E
infine, ma non meno importante, devono decidere chi avrà il comando delle operazioni. Dato che non vi è
ancora una struttura preposta all‘interno dell‘Unione Europea l’intervento deve essere affidato all‘OCSE,
mentre le operazioni al di fuori dell‘Europa devono ricadere direttamente sotto la responsabilità delle
Nazioni Unite.
Finanziamento
Prevenire un conflitto è costoso, ma risolverlo una volta permesso che esploda è ancora più costoso. Un
Corpo civile di pace da inviare sul campo dopo che è esploso il conflitto deve essere adeguatamente finanziato. Senza fondi non si può fare niente. Ciò significa linee di budget per stipendi e per costi di
funzionamento. Significa anche compensi per servizi in situazioni pericolose. Può anche significare costi per
rimpatri, per partecipanti feriti o uccisi, e compensi per i danni che lasciano dietro. L’Unione Europea avrà
il compito di stabilire linee di budget stabili per questo scopo. Deve essere tenuta in considerazione la
possibilità di finanziare progetti pilota affidati a delle ONG. D’altra parte è facilmente immaginabile che
un’operazione di un Corpo civile di pace sia molto più economica di qualsiasi coinvolgimento militare.
Le relazioni con i militari
I membri dei Corpi civili di pace avranno bisogno di protezione. Nella maggior parte dei casi i peacekeeper
militari potranno essere presenti sul campo per questo scopo. Dato che tra la cultura militare e quella dei
civili non c’è naturale rispetto e reciproca comprensione, bisognerà dedicare molta attenzione e formazione
per raggiungere questo scopo. I corpi civili e i peacekeeper devono lavorare insieme a tutti i livelli e ciò
richiede formazione ed esperienza.
Conclusione
Un’operazione del Corpo di pace può fallire e nessuno si dovrebbe vergognare ad ammetterlo. Per esempio
se una delle parti in guerra è determinata a continuare o accrescere il conflitto, i civili non possono
fermarla. Se il conflitto si trasforma in una vera guerra, i civili farebbero meglio a fuggire dal campo di
battaglia. Se fanatici delle due parti non sono più sotto il controllo dell’autorità locale e cominciano a
sparare contro i partecipanti del Corpo di pace o a prenderli in ostaggio, ciò sarà la fine delle operazioni.
Se i media locali, influenzati dai demagoghi locali, intraprendono campagne di sfiducia verso il Corpo di
pace, è meglio ritirarsi. Ma fintanto questo non si verificherà il Corpo civile di pace potrà adempiere la sua
funzione fino a quando sarà necessario. Il problema è qui lo stesso del peacekeeping militare. Finché non
c’è alcuna soluzione politica, il Corpo di pace non può veramente partire. È essenziale che la cooperazione
delle autorità locali e le comunità dovrebbe essere promossa da una politica internazionale di premio (e non
da punizioni/sanzioni). Poiché la povertà, il sottosviluppo economico e la mancanza di sovrastrutture quasi
sempre sono parte di qualsiasi conflitto, la preparazione a vivere insieme, a ristabilire il dialogo politico e i
valori umani, a fermare i combattimenti e la violenza dovrebbero essere premiati da un immediato sostegno
internazionale economico-finanziario a beneficio di tutte le comunità e regioni interessate. Troppo spesso ci
si è dimenticati che la pace deve essere visibile per essere creduta. Ma se è resa vivibile la pace troverà
molti sostenitori in ogni popolazione.