ATTENDERSI L’INATTESO PER AFFRONTARLO

ATTENDERSI L’INATTESO PER AFFRONTARLO
31 marzo 2023 Movimento 5 Stelle Biella

ATTENDERSI L’INATTESO PER AFFRONTARLO

Discorso per l’incontro Il Biellese 100% bio del 25 marzo 2023

di Ettore Macchieraldo

L’abbandono delle concezioni deterministe della storia umana che credevano di poter predire il nostro futuro, l’esame dei grandi eventi e incidenti dell’ultimo secolo che sono stati tutti inattesi, il carattere ormai ignoto dell’avventura umana devono incitarci a preprare le menti ad attendersi l’inatteso per affrontarlo.” ( E. Morin Insegnare a vivere)

 

INNOVAZIONE

Forse non tutti sanno che… nel Biellese sono state installate ben 3 Big Bench, le grandi panchine dell’omonima Fondazione, ad Andrate (che non è Biella, ma è notizia recente che verrà fatta a Candelo), Muzzano e Viverone. Su quest’ultima c’è stata molta polemica. Realizzata in posizione panoramica tra boschi e vigneti da alcuni dei produttori di Erbaluce di Viverone ha visto, dall’inaugurazione nel dicembre 2021 e per alcuni mesi successivi, un flusso continuo e oggettivamente invadente di visitatori. La grande panchina si raggiunge da una carrareccia, sterrata. Ci passano le macchine, ma non è da traffico. Insomma i nostri cultori della bella foto su Instagram arrivavano fino a pochi metri dalla panchina con le loro macchine e moto, creando intasamenti, problemi di transito, disagi agli abitanti. Il flusso è ora diminuito attraendo principalmente ciclisti e camminatori, e anche i bambini della vicina scuola. Forse tutta le difficoltà iniziali dimostrano che non siamo pronti ad aprire le nostre comunità, o forse le comunità le dobbiamo ancora creare, oppure manca un governo dei fenomeni.

Ha scritto Franco Arminio, il poeta paesologo: “La comunità bisogna inventarla. Ammesso che si riuscisse a riesumarla, quella che c’era non ci basta. Provo a fare un esempio. Si parla tanto degli odiatori digitali. L’errore è pensare che siano figli della Rete, figli di questo tempo sgraziato. A guardare bene gli odiatori erano ben più accaniti nella società contadina. A parte le risse, frequentissime, a parte gli omicidi, ben più numerosi di quelli attuali, c’era una trama di malevolenze da cui non c’era modo di liberarsi. La gente si sentiva in diritto di farsi i fatti di tutti. E ognuno s’indignava per quello che accadeva nelle famiglie degli altri. Io penso a una comunità gentile, generosa, sensuale, attenta senza essere invadente, rigorosa ma delicata. Mi rendo conto che dire le cose non vuol dire costruirle. Purtroppo, la fabbrica dei sentimenti non ha tempi brevi, non ha contorni precisi, non esiste una materia prima e un prodotto finito, esistono i nostri corpi nel mondo e come riusciamo ad accorgerci di quello che accade nei nostri corpi e nel mondo. La qualità da alimentare negli esseri umani, partendo ovviamente dalla scuola, non è diventare più sapienti, ma diventare più percettivi, imparare a guardare, saper fare la spola tra il guardare e il guardarsi, perché ci servono umani che costruiscono mondi a partire dalla loro specificità e non dal conformismo. ”1

Abbiamo nel Biellese un esempio di innovazione che è un bene, un successo ed è Il Cammino d’Oropa.

“Le statistiche raccolte nel 2022 confermano la crescita del Cammino di Oropa: 3261 viaggiatori, provenienti soprattutto da Lombardia e Piemonte, che hanno generato una spesa sul territorio di 718.000 € in un anno.”2

Così riporta Alberto Conte sul blog del Movimento Lento, l’associazione che presiede.

Un flusso continuo di camminatori, in numeri che la Via Francigena non ha mai portato finora. Un’invasione composta ma incisiva. Camminatori, certo, parsimoniosi e sobri, ma che spendono i loro soldi nelle strutture ricettive locali, che acquistano nei negozi di paese, che mangiano nei ristoranti lungo il Cammino. Un fenomeno che lascia le ricadute maggiori proprio nei luoghi che sono quelli dell’abbandono.

In Contro I borghì, un libro che critica la visione dei borghi come piccoli presepi da immolare al marketing turistico, Paolo Pileri mette in forte relazione i luoghi con i sentieri, con le tracce che sono anche l’origine e il motore dell’antico sviluppo dei borghi stessi. Propone una forte simbiosi tra i due3. Per le economie locali il turismo lento è lo strumento principe per sostenere le produzioni biologiche e i prodotti locali.

Se parliamo di spopolamento e di bassa densità abitativa delle zone marginali non possiamo dimenticarci delle dinamiche demografiche mondiali e delle serie storiche.

Nel 1800 eravamo in totale mille e duecento milioni di essere umani nel mondo “150 anni per raggiungere due miliardi e mezzo nel 1950; 36 anni per raddoppiare un’altra volta, raggiungendo i 5 miliardi nel 1986. Infine, negli ultimi 33 anni la popolazione mondiale è arrivata a 7 miliardi e mezzo, marcando un modesto rallentamento nella sua crescita.4 “ E dalla fine dell’anno scorso siamo in 8 miliardi. Vi propongo questa progressione perché, quando parliamo del nostro spopolamento da stra provincia, dobbiamo avere sempre presente che è in apparente contraddizione con l’andamento globale e storico dell’aumento demografico. Il nesso però c’è e la contraddizione è solo apparente: l’aumento demografico prodotto dalle rivoluzioni industriali è andato a braccetto con l’inurbamento della popolazione. Questo è indubbiamente un problema per la sostenibilità ambientale. Certo, come scrive Roubini, non sappiamo bene cosa accadrà con l’affermarsi della Intelligenza Artificiale. Sappiamo però che i centri urbani oggi consumano più del 76% delle risorse naturali e sono responsabili di oltre il 70% delle emissioni globali di anidride carbonica5, allora per realizzare la transizione ecologica, anzi chiamiamola conversione ecologica come la definiva Alexander Langer, allora dobbiamo riequilibrare la densità di popolazione, distribuirla su aree ora spopolate, ripopolare le aree interne e cambiare il rapporto tra città e campagna (insomma due cose da niente…).

Bassa densità abitativa, invecchiamento della popolazione derivano dalla mancanza di opportunità lavorative, che, durante la clausura da Covid, abbiamo sperimentato che possono essere risolte dal lavoro a distanza; ma se oltre al lavoro mancano anche i servizi difficilmente sarà socialmente desiderabile trasferirsi lontano dalle città. Quali sono i servizi che sono più precari nelle aree interne? Direi: sanità, mobilità, connettività e scuole. Mi concentro su queste ultime, non che sanità, mobilità e connettività non siano importanti, ma rispetto alla scuola come presidio nei piccoli paesi ho più esperienza.

 

 

Se dovessimo indicare le tre mosse da compiere per ripopolare il Biellese, quella di salvaguardare i servizi sarebbe certamente la prima, non solo salvaguardare ma rilanciarli, farne un elemento di attrattività.

Quello che stiamo facendo e abbiamo fatto come genitori di Roppolo e Viverone è un agire che sta reinventando una comunità, sostenendo la scuola pubblica con il volontariato e qualche progetto finanziato, salvando capra e cavoli, anzi rendendo i cavoli e le capre degli attrattori.

Semi di Serra, così si chiama la nostra associazione di genitori della bassa Serra, nascono nel 2008-2009. Vi ricordate la crisi dei Mutui Subprime?

Si innescò dalla lontana America del nord da mutui concessi a persone che non erano in grado di dare garanzie. Si innescò così l’ennesima bolla finanziaria globale.Sono crisi cicliche ma che secondo Nouriel Roubini, l’economista che aveva previsto la crisi della Lehman Brothers, secondo Roubini siamo arrivati al limite, di fronte a noi c’è la stagflazione (stagnazione +inflazione) e il suo libro si intitola, appunto, Megaminacce.6 Ho letto il libro e lo associo a quello che ci spiegò tempo fa un altro economista meno famoso e di cui consiglio la lettura: Mauro Bonaiuti7. Mauro ,attraverso la bioeconomia, legge la crisi del capitalismo occidentale come una fase di rendimenti decrescenti che si è aperta dalla metà degli anni ‘70. E la sua analisi corrisponde a quanto abbiamo vissuto – e stiamo vivendo – anche nella stra provincia.

Quindici anni fa ci guardammo negli occhi, eravamo 4 coppie di genitori di Roppolo e Viverone che incoscientemente si erano riprodotti, e ci chiedemmo cosa potevamo fare; soprattutto per lasciare qualche possibilità al futuro dei nostri figli. Abbiamo fatto una scelta piccola ma strategica: avere un approccio comunitario nel sostegno dei servizi, in primis alla scuola pubblica.

Abbiamo e stiamo facendo ore di lavoro volontario che coprono le ore che la scuola non fa più. Dal 2009 la scuola Primaria di Viverone ha ridotto l’orario da 40 a 28 ore a settimana. Noi facciamo attività nelle 12 mancanti. E ora anche di più, facciamo anche attività di valorizzazione del territorio e laboratori di autocostruzione e riparazione – per seguire le indicazioni di Rossi Doria che, quando è venuto l’anno scorso a Biella, ha dato due priorità: riparazione come pratica da insegnare e cessione del potere alle giovani generazioni come monito a noi vecchi. Non vogliamo sostituire i servizi con il volontariato e il terzo settore, ma sostenerli introducendo dinamiche mutualistiche. Il mutualismo va oltre il volontariato. Il mutualismo è aiuto reciproco. In biologia è la simbiosi.

 

 

RAPPORTO CITTA’ CAMPAGNA

Cosa significa rivedere il rapporto tra città e campagna? Vuol dire domandarci cosa sia oggi il vero progresso. Se progresso è il miglioramento della qualità della vita, questa non va più a braccetto con lo sviluppo. E lo sappiamo almeno dal 1972, da quando il Club di Roma pubblicò I limiti dello sviluppo”8. Un testo che segna un confine, dopo la sua pubblicazione non è più possibile ignorare l’impatto che l’attività umana ha sul Pianeta.

Progresso vuol dire forse costruire un inceneritore a Cavaglià? Su un’area già fortemente compromessa in cui abbiamo accumulato da decenni rifiuti in discariche? Lo so che voi siete tra i primi che si sono opposti all’edizione Progetto A2A Inceneritore 2021 e ora vi opponete con noi a quella del 2022, ma la cosa che trovo grave è che la città di Biella è, bene che vada, indifferente, altrimenti è proprio convinta che “i rifiuti da qualche parte vadano pure messi”. E dove se non nei buchi della campagna alla periferia della città? E fa niente se poi ne arriveranno altri da ogni dove in quantità almeno dieci volte superiore e che, a loro volta, genereranno ceneri almeno pari alla quantità di rifiuti che produce Biella e il Biellese. Non è un problema dei cittadini – e neanche della loro classe dirigente. Basta scaricare tutto in campagna, tanto è una zona persa, che non sa stare al passo con i tempi.

Il rapporto tra città e campagna è da rivedere, lo abbiamo capito durante il covid. Un periodo in cui abbiamo riconsiderato il nostro rapporto con la natura, con l’ambiente e con il lavoro. Se è vero che andrebbe “favorita una progressiva rilocalizzazione dei mercati”. scrive BonaiutiI “I rendimenti decrescenti dell’economia su grande scala potrebbero offrire una opportunità strategica per lo sviluppo delle realtà che operano a scala locale.”9 Vi dico solo che nel preparare le osservazioni al progetto di A2A, versione 2021, abbiamo contato le aziende agricole bio dei Comuni limitrofi all’eventuale inceneritore. Nella Provincia di Biella (Cavaglià, Salussola, Dorzano, Roppolo e Viverone), ci sono 14 produttori biologici, e in quelli della Provincia di Vercelli (Alice C.llo, Santhià, Borgo d’Ale, Tronzano e Carisio), ce ne sono 32 10. In totale sono 46. Non è un piccolo numero. Certo andrebbero sostenute, non piazzato a due passi da loro un inceneritore che, per quanto moderno, genera emissioni insalubri, e andrebbero sostenute sia dal settore privato che da quello pubblico. Per quanto riguarda il privato i fenomeni come il turismo lento e il nomadismo digitale devono essere letti anche come sostegno alla transizione e alla produzione locale e biologica. Sul pubblico avrei molto da dire, soprattutto nel merito dell’esperienza di Coltiviviamo11, ma mi limito a segnalare la necessità di ridurre il frazionamento fondiario e rendere possibile così l’agricoltura anche nelle fasce collinari e montane.

 

Ridefinire la dimensione istituzionale:

Riprendiamo il filo delle mosse per ripopolare il Biellese. Prima mossa: salvare i servizi. Anche con la partecipazione, con la comunità educante. Seconda mossa: ridefinire il rapporto tra città e campagna. Anche con il turismo lento, il nomadismo digitale e le associazioni fondiarie.

Visto che qui parliamo di politica, la terza mossa è quella di ridefinire la dimensione di governo del territorio.

Nel Biellese siamo 170.000 mila abitanti. 14.000 mila in meno degli abitanti del Municipio 9 di Milano. Con la differenza che quella è una delle nove parti in cui è diviso un solo Comune. Noi qui abbiamo in totale, da Ailoche a Zumaglia, 74 Comuni con una media di 2300 abitanti. Sono dimensioni amministrative che con i patti di stabilità fanno fatica a mantenere i servizi. Se il nostro obiettivo è salvaguardare i servizi e, anzi, innovarli con nuove forme di partecipazione e di mutualismo allora dovremmo essere per la fusione dei Comuni.

E aggiungo a questo, dicendolo qui a voi che lo avete fortemente voluto: la riforma delle Province e la loro trasformazione in enti di secondo livello è stato un errore.

Vi faccio due rapidi esempi per dimostrarlo e poi chiudo. Il primo è quello che nella ostinata e continua riproposizione del progetto di inceneritore A2A, come azienda privata, ha buon gioco sia nella possibilità di derogare dalla pianificazione Regionale della gestione dei rifiuti ma, soprattutto, nella conseguente gestione della Valutazione d’Impatto Ambientale da parte della Provincia. Un ente che, essendo di secondo livello, non compie scelte politiche e quindi non fa pianificazione territoriale ed è sempre più carente di personale e risorse,

L’altro esempio è legato al Contratto di Lago. E’ uno strumento per realizzare programmazione e gestione partecipata tra soggetti pubblici, associazioni e aziende con competenze e interessi sulla risorsa in questione. Noi abbiamo fatto l’esperienza di quello di Viverone. Finché lo seguivano funzionari della Provincia di Biella ha avuto una dinamica partecipativa e di indirizzo concreta.

Con il Contratto del Lago di Viverone, oltre ad interventi strutturali fondamentali, come la realizzazione di collettori che evitano lo sversamento di scarichi fognari a lago, si sono avviate diverse iniziative per sensibilizzare i cittadini e gli operatori turistici a un utilizzo del bacino lacustre più sostenibile dal punto di vista ambientale e per la valorizzazione di tutta l’area collinare limitrofa. Insomma per cambiare attraverso metodi partecipativi

Anche la Strategia Nazionale Aree Interne indicava la “democrazia continua” come un elemento necessario a rompere con le dinamiche di spopolamento e abbandono delle aree marginali, ma senza democrazia rappresentativa non vi è possibilità di governo del territorio, e quindi di una sua rigenerazione.

Grazie

  1. “Sulla necessità di una comunità”pagina FB Franco Armino, 30 aprile 2023
  2. Il Cammino di Oropa cresce ancora: +48% nel 2022 di Alberto Conte https://www.movimentolento.it/il-cammino-di-oropa-cresce-ancora-48-nel-2022
  3. Contro i borghi, AAVV, Donzelli, 2022
  4. “Semi, guerre e carestie. Agricoltura e altre sciagure”Romolo Gobbi, edizioni Mille, 2019
  5. “La sfida climatica si vince in città”Elisa Cozzarini, La Nuova Ecologia, febbraio 2023
  6. Nouriel Roubini, La grande catastrofe. Dieci minacce per il nostro futuro e le strategie per sopravvivere, Feltrinelli 2022
  7. Mauro Bonaiuti, La grande transizione, Dal declino alla società della decrescita, Bollati Boringhieri, 2013
  8. I limiti dello sviluppo, AAVV, Mondadori, 1972 “l’umanità non può continuare a proliferare a ritmo accelerato, considerando lo sviluppo materiale come scopo principale, senza scontrarsi con i limiti naturali del processo, di fronte ai quali essa può scegliere di imboccare nuove strade che le consentano di padroneggiare il futuro, o di accettare le conseguenze inevitabilmente più crudeli di uno sviluppo incontrollato
  9. Mauro Bonaiuti, La grande transizione, Dal declino alla società della decrescita, Bollati Boringhieri, 2013
  10. Anagrafe Agricola regionale
  11. Associazione nata a Roppolo nel 2014 https://altreconomia.it/agricoltura-di-comunita-a-roppolo/

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